martedì 14 novembre 2017

L'usèl granflón

by Robo

Quando mia madre, in una reminiscenza un po' casuale del dialetto che parlava con i suoi fratelli, ha tirato fuori questo termine, mi sono incuriosito: "che cos'è?", chiesi. Mia madre non se ne ricordava, così, in una successiva visita in parente dallo zio William (92 anni, pronuncia Villiam), glielo chiesi. "Mó...a nun m'arcord pió...", poi ci pensò un attimo e alzò le braccia, con le palme delle mani verso di me, e chiuse a uncino tutte e cinque le dita. "Un uccello rapace!", esclamai, "l'usèl granflón é un rapace!". Mio zio fece spallucce.

Ora io non so se vi fossero anche significati traslati ma il primo utilizzo di questa espressione riguardava, con tutta probabilità, gli uccelli che predano e i loro lunghi artigli.

Io amo gli uccelli da preda. Per la loro bellezza, per la loro fierezza. Caratteristiche che fanno da contraltare alla loro delicata situazione ecologica. Sono specie generalmente fragili per l'impatto che l'uomo può esercitare su di essi, sia perché sono visti come competitori, sia perché non essendo, di solito, generalisti dipendono dalla presenza di specifiche prede e la modifica dell'habitat li può privare di esse e costringerli alla fame. Non vale per tutti ma gli esempi di antropizzazione efficiente, a quel che so io, sono abbastanza rari.

Credo si merino un post: andiamo a incominciare.


Normalmente per uccelli rapaci o da preda si intendono, nell'accezione comune, tutti quelli che si nutrono di animali, vivi o morti, e la cui attitudine alimentare é evidente dalla forma acuminata di becchi e artigli. I gruppi sistematici corrispondenti a questa definizione non specialistica sono:

    gli Accipitriformi: aquile, nibbi, poiane, astori e sparvieri, avvoltoi del vecchio mondo, etc.
    i Falconiformi: falchi (e qui casca l'asino, molti animali citati sopra sarebbero, nel linguaggio comune, identificati come falchi, cosa che non sono)
    i Charthartiformi: avvoltoi del nuovo mondo, condor
    gli Strigiformi: civette, barbagianni, gufi e allocchi



1-Partiamo dai primi: aquile e affini.


Alcuni, tipo le aquile sono prettamente cacciatori, altri, come gli avvoltoi del vecchio mondo si nutrono prettamente di carogne. Altri ancora, tipo poiane e nibbi, sono più versatili e possono predare o comportarsi come opportunisti (ossia mangiano ciò che trovano, anche disputandoselo con i corvidi).

Le aquile sono animali simbolici per antonomasia. Come già detto principalmente predano ma, in mancanza d'altro, si accontentano anche di cadaveri..

Cito la più grossa aquila d'Europa, la bellissima aquila reale:



Merita anche un primo piano



L'occhio delle aquile (e di tutti questi uccelli) é adattato alla ricerca di prede al suolo e ha quindi sviluppato degli adattamenti specifici: é più grande del nostro rispetto al peso dell'animale e ha una fovea (la zona centrale della retina deputata alla visione nitida) con una densità di coni fotorecettori molto molto maggiore di quella di cui disponiamo noi. Il bulbo ha caratteristiche particolari, é allungato e si allarga posteriormente raccogliendo più luce... L'aquila, oltre a modulare lo spessore della lente del cristallino per mettere a fuoco, come facciamo anche noi, può cambiare la forma della lente corneale per aggiustare più finemente. Ha anche una seconda fovea, che lavora insieme alla prima, e si occupa principalmente di migliorare la visione periferica.

Per meglio capirci, sotto, un confronto:





Sono notevoli per avvenenza le aquile di mare, principalmente pescatrici, tra le quali spiccano l'aquila calva (Halieetus leucocephalus, che calva non é!), simbolo degli States




E l'aquila di mare di Steller (Halieetus pelagicus), una delle specie più grandi. Notate gli "shorts" di penne, con probabile funzione protettiva nei confronti delle basse temperature



Tra le più notevoli, anche per dimensioni, vanno citate l'arpia sudamericana (Harpia harpyja) la mia preferita, famosa perché rizza le piume della nuca se irritata o eccitata e per i suoi piedini artigliati.

Arpia versione rilassata:



Arpia versione mo' me'ncazzo:



E l'altrettanto grossa aquila delle scimmie del sud-est asiatico (Pithecophaga jefferyi) che gradisce i nostri parenti arboricoli come menù principale

Qui curiosa



Qui incazzosa



Terminiamo con le aquile ma, sempre restando negli Accipitriformi, passiamo agli avvoltoi. Il più elegante é il Gipeto o avvoltoio barbuto (Gypaetus barbatus) che riesce a nutrirsi del midollo delle ossa delle carogne.. Le ingoia a pezzettoni dopo averle frantumate facendole cadere, dall'alto, sulle rocce. In pratica si nutre con ciò di cui le altre specie di avvoltoi non riescono.



Il più iconico degli avvoltoi del vecchio mondo é il grifone (Gyps fulvus), con i suoi parenti asiatici e africani, il cui collo nudo é un adattamento per favorire lo scivolamento del capo dentro i pertugi delle carcasse, diminuendo il più possibile l'imbrattamento del piumaggio


Il capovaccaio (Neophron percnopterus) si spinge più avanti, oltre alle carogne, se li trova, mangia anche gli escrementi, in particolare, tramite quelli degli erbivori si rifornisce di carotenoidi; sotto un bel tre quarti




Per ultimo un rapace flexitariano, l'avvoltoio delle palme (Gypoierax angolensis) che si nutre prevalentemente dei frutti di alcune palme e integra la dieta con piccole prede



Ora passiamo a qualche finto falco:

La poiana comune, buzzard per gli anglosassoni (Buteo buteo), assomiglia ad una piccola aquila ma é più adattabile, si accontenta di tutto ciò che trova e riesce a sopravvivere un po' dappertutto




Sotto una scena surreale fotografata in Giamaica o, più probabilmente, un fake costruito con Photoshop: trattasi di una specie americana di poiana ed é l'unico caso di passaggio aereo tra volatili (che io sappia :-)

Il passaggio: il merlo dalle ali rosse viaggia sulla poiana

Un nibbio reale (Milvus milvus), red kite per gli anglosassoni.

A coda stretta, per aumentare la penetrazione aerodinamica a alte velocità


A coda estesa per migliorare la manovrabilità a bassa velocità


Con i nomi comuni poiana e nibbio, si indicano spesso animali che non appartengono al medesimo gruppo. Dire poiana vuol dire "qualcosa tipo una piccola aquila o giù di lì"; dire nibbio "qualcosa tipo un grosso falco snello, a volta con la coda di rondine".

Sotto un nibbio bianco (Elanus caeruleus)... Notate le alule evidenti, circa a meta della corda alare, che aumentano la portanza, ad angoli elevati di incidenza



Un'albanella reale, hen harrier in Inglese (Cyrcus cyaneus). Maschio, il primo, e femmina sono parecchio diversi:





L'astore (Accipiter gentilis), bellissimo cacciatore di zone alberate che ha una mini-version, lo sparviero. Entrambi hanno ali corte per migliorare la manovrabilità in zone ristrette



Anche il falco pescatore (Pandion haeliatus) é un finto falco che...pesca



Mentre non può essere scambiato con nulla che gli assomigli l'africano segretario o serpentario (Sagittarius serpentarius), che merita un video per la peculiare modalità di predazione dei serpenti





2- I veri falchi 

sono quelli dell'ordine Falconiformi. Rientrano in questo raggruppamento molti rapaci che noi definiamo falchetti, anche perché le misure minime raggiunte sono inferiori a quelle degli Accipitriformi. La forma del corpo e della testa é diversa da quella dei loro cugini ma soprattutto se ne differenziano per l'arma principale di predazione. Quest'ultima per aquile e affini é rappresentata soprattutto dagli artigli mentre, nei veri falchi, l'offesa é portata principalmente con il becco in cui vi é una specifica struttura: il dente del becco, con il quale disarticolano le vertebre cervicali delle vittime. Il dente é ben visibile nel primo piano sotto, posizionato nel ramo superiore del becco, appena prima dell'arco terminale della punta



Sono tutti cacciatori puri, non mangiano carogne, hanno un volo veloce e, come forma, si assomigliano un po' tutti, cambiano soprattutto colori e dimensioni: tutto vero, eccetto che per i caracara, che sono particolari e non disdegnano un comportamento alimentare opportunistico; sotto diverse specie di caracara che vivono tutte in paesi a clima mite

Il caracara dalla cresta (Caracara plancus)

Quando sta cagato...



Quando alza la cresta...



Il caracara a gola rossa (Ibycter americanus) che pare speroni nidi di vespe o alveari facendoli cadere al suolo con un rapido attacco, sfuggendo poi alla risposta difensiva degli insetti. Appena questi ultimi abbandonano il nido, irrimediabilmente danneggiato, vi si reca per nutrirsi delle larve


Il caracara dalla testa gialla (Milvago chimachima), che oltre a carogne e piccole prede, si nutre sul bestiame, liberandolo dalle zecche. Sotto si fa dare un passaggio da un capibara


Ma é il genere Falco in cui si trovano quelli, per noi, più riconoscibili. A seconda delle dimensioni questi animali predano specie diverse e si va dal minuscolo falco grillaio (Falco naumanni), che mangia quasi solo insetti e lucertole (sotto maschio e femmina)...



...Al bellissimo falco pellegrino (Falco peregrinus), animale di grande successo presente, con varie sottospecie, in tutto il mondo. Caccia in volo colombi e anatre. Sotto un frame di una picchiata, notate la forma a goccia. Pare superi i 300km/h...



...Al più grande dei falchi, il Girfalco della tundra (Falco rusticolus) che abbatte anche oche; sotto, fateci caso, si vedono i denti del becco





3-Gli avvoltoi 

del nuovo mondo sono gli spazzini delle Americhe ma la somiglianza con quelli euroasiatici e africani è, almeno parzialmente, frutto di una convergenza evolutiva. Questi ultimi localizzano le carcasse di cui si nutrono a vista, mentre condor e affini dispongono di un olfatto molto sviluppato che utilizzano per seguire le piste odorose dei miasmi della putrefazione. L'odorato é raramente un senso sviluppato negli uccelli, a quel che so io. Per un certo periodo si é pensato che gli avvoltoi del nuovo mondo fossero più imparentati con le cicogne, anche perché i due gruppi condividono l'abitudine dell'uroidrosi, cioè far colare sulle gambe le deiezioni per raffreddarsi sfruttando l'evaporazione delle stesse.

Cito solo i 2 condor, entrambi animali che hanno rischiato l'estinzione.

Il condor delle California (Gymnogyps californianus) Lo stato emotivo dell'animale viene comunicato agli altri membri della specie attraverso un intensificarsi dei colori di collo e capo. Anche perché gli avvoltoi del nuovo mondo non hanno il siringe*, l'organo di fonazione degli uccelli. Non sono muti ma emettono borbottii



Il condor delle Ande (Vultur gryphus). L'appendice carnosa pare abbia un significato di richiamo sessuale ed è presente solo nel maschio



In entrambe le specie il maschio supera la femmina per dimensioni mentre di solito, negli uccelli rapaci, avviene l'opposto.

*Il siringe é l'organo di fonazione degli uccelli. Questi ultimi non hanno corde vocali nel laringe come i mammiferi ma producono i suoni, in generale, tramite una struttura specializzata posta alla biforcazione della trachea nei 2 brocchi principali




4-Gli Strigiformi 

sono animali con caratteristiche molto peculiari. Molti sono notturni, ma non tutti in realtà, tra essi ci sono anche specie prettamente diurne. La loro presenza o il loro canto erano un tempo associati alla sfortuna incombente, quando, in realtà, sono animali utili perché tengono sotto controllo la popolazione di topi e ratti. Vista e udito sono i sensi più sviluppati in questi uccelli. I bulbi oculari sono tubulari ed espansi come negli altri rapaci e sono totalmente fissi, per cui questi animali compensano con una grande mobilità delle vertebre cervicali, potendo ruotare il cranio anche di 270º... L'udito é altrettanto sensazionale perché consente ad alcune specie di rilevare il passaggio di un roditore sotto la neve e di individuare dove tuffarsi nella stessa nel punto giusto per germirlo. Come fanno? Prima di tutto hanno il tipico scudo cefalico che concentra e indirizza i suoni verso le orecchie che sono molto sensibili alle alte frequenze prodotte dalle tipiche prede (non in tutti gli Strigiformi lo scudo é così sviluppato ma resta l'aspetto più riconoscibile del gruppo). Inoltre in alcuni le orecchie sono disposte in maniera asimmetrica in modo da triangolare più efficacemente la posizione della fonte sonora sulla base del ritardo temporale tra un'orecchio e l'altro, talora lo scudo stesso può venire modificato ad hoc da specifici muscoli facciali. Sotto un'evidente asimmetria del cranio


La specie in cui queste caratteristiche trovano la massima espressione é l'allocco di Lapponia (Strix nebulosa)




Un'altra caratteristica di questi animali é il volo silenzioso, necessario per sorprendere le loro prede. Per far ciò perdono probabilmente un po' di efficienza nel volo ma ci guadagnano comunque nella caccia; sia nel bordo anteriore delle penne remiganti (quelle lunghe che consentono di volare) che nel bordo posteriore dell'ala ci sono strutture dentellate che rompono i vortici dell'aria e fungono da silenziatori del battito




Tra le specie di maggiori dimensioni é spettacolare il gufo reale (Bubo bubo) con i suoi ciuffi auricolari sviluppati. Non hanno una funzione di ricezione sonora ma indicano attenzione ed eccitazione. Sotto in posa di minaccia, sembra una palla di penne ma io non mi avvicinerei




Poi c'é il barbagianni, che é lo strigiforme più diffuso nel mondo è uno dei più utili all'uomo per la grande quantità di roditori che consuma



Il più bello, a mio parere, è la civetta delle nevi (Bubo scandiacus) che caccia di giorno e basa l'effetto sorpresa sulla mimetizzazione che gli consente il piumaggio




Per ultima la specie più minuta, l'elfo dei cactus (Micrathene wittneyi)






Qualcosa abbiamo perso. 

In passato sono esistite molte specie ora esiste, tantissime ne stiamo minacciando noi ora: la pressione adattativa dell'azione umana porta a favorire pochi eletti e a seccare tutti gli altri, in un appiattimento della biodiversità.

In Nuova Zelanda i Maori estinsero il moa e così, ben presto, lo raggiunse anche le grossa aquila che lo predava, la più grossa aquila di cui si siano trovati resti Harpagornis moorei... Non essendoci grossi carnivori predatori sulle isole, tale nicchia era stata occupata dall'aquila. Aveva ali corte rispetto alla sua grande mole per avere manovrabilità nelle zone boscose ma doveva essere bella grossa per abbattere i moa che cacciava. Sotto un confronto dimensionale estrapolato dai resti fossili


Il più grande uccello rapace di cui si siano trovati resti é anche il più grosso volatore mai scoperto: Argentavis magnificens, probabilmente un grande veleggiatore che si nutriva di carogne. Sotto una ricostruzione museale

Ecco immagino lo zio William che si riposa, come fa spesso, seduto di fronte al suo giardino. Sente un fragoroso batter d'ali, guarda in alto e un Argentavis, non senza un po' di difficoltà, si appollaia sulla sua tuja. Lo zio é un poco ciecato ma l'Argentavis non é un passero e lo zio lo vede bene. La tuja si piega sotto il peso del grosso avvoltoio, lo zio sgrana i suoi occhi da 92enne ed esclama: "e mi signór...l'usèl granflón!"

1 commento:

  1. Post molto piacevole, molto visivo. Belle le aquile di mare ed i falchetti I secondi hanno persino un'aria intelligente. Gli altri sono dei mostri più o meno grotteschi. Il filmato del pestatore di serpenti è spettacolare, sembra un ballerino!
    Gli stringiformi mi fanno venire in mente uno dei primi enigmi paurosi dell'infanzia: il Signore della Notte dal libro Cipì di Mario Lodi. Mai descritto, solo due stelline luminose e lusingatrici nel buio. Ed i passerotti che si immolano affascinati. Poi viene smascherato grazie al ritrovamente di ossicini e piume degli scomparsi. La maestra ci non rivelò mai cosa fossero quelle due stelline. E a quei tempi non si poteva googlare nei forum...

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