mercoledì 3 giugno 2015

LITTLE SHOP OF COMICS/APPENDICI: un Ventennio di fumetti (di propaganda e non)


DOVEROSA PREMESSA  

Il Potere ha da sempre un'unica ossessione: riuscire a mantenersi inalterato ed indiscutibile nel tempo, privilegi compresi.
E cerca di ottenere cio' in due modi: o governando col pugno di  ferro e con la paura, oppure cercando di far credere al popolo di vivere nel migliore dei mondi possibili, mentre il vantaggio e' unicamente per chi il potere lo detiene davvero.
Quando ad esempio Ottaviano Augusto, dopo essere diventato imperatore, decise di modificare sostanzialmente la  costituzione repubblicana fino ad allora in vigore, ebbe bisogno di creare un processo di  legittimazione della propria politica e della propria figura, e lo fece tramite una operazione di  marketing propagandistico che coinvolse ogni mezzo di comunicazione  allora esistente: monete, monumenti, epigrammi, componimenti poetici.
Tutto lo glorificava,  tutto giustificava il suo operato.
L'imperativo e' sempre stato lo stesso: ottenere il consenso in ogni modo possibile, con  le buone o con le cattive.

Il Fascismo le utilizzo' entrambe.

ZANG TUMB TUMB  

Nel Manifesto Futurista pubblicato sui piu' importanti giornali italiani dal suo ideatore  FT Marinetti
nel 1908, erano fondamentalmente tre i punti cardine su cui si fondava l'intero programma: velocita', potenza ed espressivita'.

Il Marinetti era un personaggio estremo, fedele sostenitore che la guerra fosse il mezzo piu'  efficace per far compiere alla societa' quella svolta decisiva che serviva per trasformarla in  qualcosa di davvero nuovo e piu' puro.
Desiderava liberare il popolo dalle catene del  proprio passato distruggendone le vestigia (musei, biblioteche), perche' potesse cosi'  incanalare tutte le proprie energie per la costruzione di un futuro radioso. Il Futurismo utilizzo' tutti i mezzi espressivi a disposizione per diffondere le proprie  idee, con un ampio utilizzo dell'immagine, in ogni sua forma. Componimenti poetici in cui  i termini onomatopeici servivano a fotografare la guerra in tutta la sua energica e dinamica gloria ("Zang tumb tumb!"), quadri e disegni in cui, vere e proprie esplosioni di colore cercavano di dare forma al dinamismo ed alla sua idea ossessiva della velocita'.
E' Flash? No,  Giacomo Balla.
Alcuni artisti dell'epoca, Balla e Boccioni in testa, furono affascinati da questo nuovo  modo di concepire la realta', tanto da elevarlo a proprio stile distintivo.
In fondo si puo' considerare tutto cio' (onomatopee comprese), come una sorta di prova generale per la nascita del fumetto popolare moderno, supereroistico e non, in cui tutti questi concetti verranno ampliati e sviscerati.

Durante l'avvento del fascismo Marinetti ne divenne immediatamente uno dei pilastri culturali (l'altro era D'annunzio), ma successivamente, osteggiato per le sue utopie estremiste dal conservatorismo di regime (che aveva costruito la sua immagine proprio sul recupero delle passate glorie imperialiste), e soprattutto dai suoi alleati tedeschi che ne temevano lo spirito anarchico,  si vide costretto a rivedere  molte delle sue idee piu' rivoluzionarie, svuotandole di buona parte del loro significato.
Il Futurismo, da ideologia sovversiva ed innovatrice, divenne prevalentemente un movimento poetico ed artistico.
Quindi egli, in parte deluso ma sempre fedele alla causa fascista, rivolse le sue attenzioni al  fenomeno fumetto, soprattutto quando gli fu affidato dal Minculpop il compito di controllarne  lo sviluppo e la diffusione, in ogni modo possibile.
L'imperativo era:
Il "Congresso Nazionale per la Letteratura Giovanile ed Infantile" che egli promosse nel  1938, aveva tra i tanti anche, e soprattutto, lo scopo di fissare regole precise sul come filtrare e rileggere tutto il materiale letterario che proveniva dall'America, in  quell'ossessivo processo di italianizzazione (piu' esattamente fascistizzazione), che  coinvolse allora ogni espressione culturale o artistica di origine straniera.
 Il Manifesto che ne derivo', pubblicato in quell'anno, affrontava  un po' tutti i temi (la Fede in Dio, l'Orgoglio Italiano, il Patriottismo assoluto, l'Ottimismo giocondo e festoso, l'Amore del pericolo e della vita militare, la Religione della velocita'), ed aveva una linea programmatica molto chiara: "..la verita' storica va rispettata, ma sottomessa all'orgoglio italiano, per modo che in tutte le narrazioni i nostri infortuni siano trattati con laconismo e le nostre vittorie con lirismo.".
Con queste premesse e' evidente che qualunque cosa non ne  rispettasse lo spirito (fumetto compreso), avrebbe avuto vita difficile.

QUI COMINCIA L'AVVENTURA

Ma i lettori si erano gia ampiamente abituati al medium fumetto.
Nella prima rivista italiana settimanale rivolta ad un pubblico giovanile, il Corriere dei Piccoli, fin dal 1908 erano apparsi fumetti americani (che la King Features Syndacate distribuiva in tutta europa), affiancati a quelli nostrani, tutti rigorosamente privi di balloons perche' considerati diseducativi, e caratterizzati da auliche frasi in rima baciata, ottonari o distici spesso di raffinata qualita', ma semplici ed immediati come tante filastrocche per bambini. L'obiettivo era di rappresentare una realta' con storie buoniste ed edificanti, in cui le famiglie potessero riconoscere i veri valori patriottici, borghesi e risorgimentali da trasmettere ai propri figli.
L'Italia da poco unita, cercava di crescere una generazione di giovani italiani,  bravi figli e studenti, fedeli alla patria e rispettosi delle regole..
Poche le deviazioni di carattere politico, sempre utilizzate per scopi ben precisi,
Durante tutta la prima guerra mondiale ad esempio, fiorirono sulle pagine del Corrierino una serie infinita di personaggi propagandistici che cercavano nei modi caricaturali e fantastici tipici del mezzo, di rassicurare i figli dei soldati al fronte sulle sorti della guerra, dipingendo il nemico come stupido ed inetto, e percio' privo di alcun pericolo reale per i propri padri.
Schizzo
Italino, ad esempio (personaggio di Antonio Rubino pubblicato dal 1915 al 1919 ), era un contadinello trentino, che difendeva il suo status di italiano, dalle angherie del perfido Kartoffel Otto e della sua odiosa figlia Kate, invasori austroungarici.
Oppure Schizzo, (personaggio di Attilio Mussino pubblicato dal 1912 al 1919, e passato durante la sua lunga "carriera" sotto varie autorevoli mani) che richiamandosi al Little Nemo di Winsor McCay , narra le avventure di un giovane sognatore , che nelle sue peripezie oniriche vive in prima persona le vicende della Grande Guerra (ovviamente solo quelle con finale positivo per l'Italia), con tanto di incontro con il Re Vittorio Emanuele che ne legittima (seppur soltanto in sogno) con un bacio virile il coraggio e la dedizione alla patria (bacio che nel suo risveglio gli dona la madre preoccupata,  non dimenticandosi  che sempre di bambini si sta trattando!).
Mai come durante il primo conflitto mondiale i fumetti del Corrierino si ispirarono cosi' profondamente alla realta'.
Teresina va' alla guerra
Che fosse la vera Guerra a fare da sfondo, come nelle avventure di Luca Takko oppure Didì, ardita italiana che, in un tripudio di situazioni inverosimili, saltellava energica da una trincea e l'altra nel suo delicato vestitino rosso fiammante, seguita dai suoi tre fedeli animaletti,
 oppure la sua versione fantastica, come in Abetino, che difendeva i confini del suo paese, Legnavia, dalle mire espansionistiche del perfido reame di Piombania (che faceva molto opportunamente rima con Germania), tutto faceva propagandisticamente riferimento alle notizie che gli italiani ricevevano dal fronte, ogni benedetto giorno.
Quando invece non si trattava di veri e propri giornali di trincea, come "La Tradotta", quasi interamente illustrata dal sottotenente Rubino, che cercavano di allietare la dura vita dei nostri soldati, prendendo in giro il nemico in buffe situazioni parodistiche.
La morte aleggiava comunque su ogni storiella in rima, fantastica o realistica che fosse, senza mai palesarsi completamente, se non facendo a tratti capolino durante i tentativi di fucilazioni od impiccagioni dei traditori, che ovviamente finivano immancabilmente in burla.


Bilbolbul
Questo mix di intenzioni didattiche e velleita' artistiche si riscontra fin daIl'inizio in quello che e' considerato il primo personaggio del fumetto italiano, il negretto Bilbolbul di Attilio Mussino, prototipo del buon selvaggio, tonto e inoffensivo, come voleva la propaganda coloniale, ma inserito in storie di grande intelligenza e creativita' (le situazioni metaforiche in cui si trova ad agire, magicamente si trasformano in concrete realta', per cui se qualcuno gli chiede di dargli una mano, essa gli si stacchera' davvero dal corpo).

Quadratino
Storie umoristiche come Bibi' e Bibo' del tedesco Rudolph Dirks o Fortunello di Frederic Opper, che vennero nel tempo affiancati da personaggi nostrani come il signor Bonaventura di Sergio Tofano la cui limpida onesta' era sempre premiata a fine avventura col fatidico milione (altro che mille lire al mese), o Quadratino nato anch'esso dalla magica penna di  Rubino, la cui testa si trasformava in mille figure geometriche , e  le cui strampalate avventure erano il modo con cui si cercava di iniziare i giovani lettori allo studio delle scienze matematiche.
Tutto cio' per fortuna senza rinunciare mai alla qualita' e all'inventiva.
Un flusso continuo di energia creativa, che utilizzava una grafica volutamente infantile, e percio' ancora estremamente duttile e plasmabile.

CREDERE DISEGNARE COMBATTERE!

Questa era la situazione che il regime fascista si trovo' a dover affrontare.
Al Corrierino nel 1934 si era affiancato L'Avventuroso, rivista specializzata in fumetti d'avventura di origine statunitense come Agente x-9 o Jim della Jungla.
Dopo la pubblicazione del manifesto culturale marinettiano alcuni di questi personaggi
come Flash Gordon (che era gia' stato italianizzato in Gordon Flasce, togliendogli la acca disfattista), vennero cancellati, altri invece subirono significative modifiche per esigenze propagandistiche, come ad esempio Cino e Franco (Tim Tyler's luck di Lyman Young) che si trasformarono in due coloniali in terra d'Africa con tanto di faccetta nera cantata sullo sfondo (o addirittura dopo il 1940 in due finlandesi che combattevano con l'Asse contro i perfidi russi).
Prima pubblicati su Topolino, dopo l'enorme successo di pubblico ebbero l'onore di avere una testata tutta per loro, e percio' furono tra i pochi a non scomparire mai dal mercato.
Le ragioni economiche anche allora prevalsero su quelle politiche.
Il Duce ammirava Walt Disney,  che venne in visita a villa Torlonia dalla famiglia Mussolini per ben due volte durante gli anni trenta, e i giovani Romano e Anna Maria erano fedeli lettori di  Topolino, le cui storie erano pubblicate in Italia dal 1932 (anticipando qualunque altra pubblicazione mondiale sul personaggio) in formato rivista dall'editore Nerbini (lo stesso dell'Avventuroso). 
La passione di Mussolini per il personaggio disneyano ( o più semplicemente perche' il suo editore
era un fedele fascista), lo salvo' dall'intervento della macchina censoria statale del Minculpop.
Nerbini comunque, decise ugualmente di autocensurarsi, procurando al  suo personaggio di punta un nome italiano tramite una semplice lineetta (Topo-Lino), ritoccando qua e la le immagini di
donne discinte nelle avventure piu' adulte, e togliendo qualsiasi riferimento alle origini americane dei vari personaggi.
Ovviamente  Mussolini plause all'iniziativa.

Nel frattempo erano state lanciate sul mercato alcune riviste che contenevano unicamente materiale di produzione nazionale, come il settimanale Argentovivo!  (1936), nel cui titolo risuonavano echi di energia futurista, e che riportava orgogliosamente in prima pagina  la dicitura "I nostri scrittori e disegnatori sono italiani".

Ma gia da qualche anno, il regime aveva iniziato a crearsi dei propri eroi, preconfezionati e piu' facili da gestire.
Al Corriere dei Piccoli, si erano affiancati due titoli che avevano il palese scopo di educare i giovani fascisti del futuro ai sempiterni valori di patria e famiglia: il Balilla (1925), diretto dallo stesso Rubino, e la Piccola italiana (1927), un vero e proprio  concentrato di regole morali e comportamentali per forgiare le perfette mogli ed i perfetti patrioti dell'Italia mussoliniana.
Lio e Dado
Soprattutto il primo fu una vera fucina di personaggi smaccatamente propagandistici come Mimmo Piangimai (il figlio perfettino che tutti avrebbero voluto), Lio e Dado i balilla perfetti di Rubino (ancora lui), o grottescamente negativi come il giudeo piagnone Assalonne Mordivo', sempre deriso dai balilla di turno per la propria vigliaccheria.
A tutti questi titoli si aggiunse il Vittorioso (1937) la risposta cattolica e perbenista allo strapotere del fumetto americano e alla sua discutibile morale, e l'Audace (1934), rivista nata sulla scia dell'Avventuroso che pubblicava le tavole domenicali di personaggi come MandrakeBrick Bradford. e che ospito' tra i  giovani autori anche  un certo Gian Luigi Bonelli, che iniziava allora scrivendo storie di cappa e spada.
Ed e' proprio sulle pagine dell'Audace che nel 1938 apparve  una delle icone piu' rappresentatve della fascistizzazione dell'eroe, e cioe'  Dick Fulmine.

Paradigmatica la sua parabola editoriale.
Nato  tre mesi prima di Superman (quasi anticipandone la figura di superuomo energico e volitivo, mascella mussoliniana compresa), fu il primo personaggio avventuroso a fumetti tutto italiano. 
Inizialmente era un poliziotto italoamericano di Chicago (influenzato dall'ondata di esterofilia), poi fu
Dick Fulmine
richiamato in patria per rappresentare l'eroe italiano coraggioso ed indomito, perennemente in  lotta con il male rappresentato da nemici dalle chiare connotazioni razziali (il pericolo giallo, l'ebreo cattivo), quindi durante la seconda guerra fini' soldato bellicoso sempre in prima linea. Una carriera intensa, sempre fedele alla patria ed al Duce.


Dietro la pubblicazione di periodici per ragazzi dalle colorate copertine, e con storie divertenti ed accattivanti, si nascondeva, come si e' detto, l'intenzione ben piu' radicale di educarli ai valori morali borghesi (il Corrierino), cattolici (il Giornalino prima e il Vittorioso poi), o fascisti (il Balilla).
E non solo.
Sotto la cenere del rogo ideologico fascista covavano infatti piccole tenaci ed ardite fiammelle.
Dopo la scissione del 1921 il neonato Partito Comunista promosse una propria campagna propagandistica, utilizzando gli stessi media degli antagonisti (fascisti, cattolici o borghesi che fossero), ed inizio' a distribuire clandestinamente un giornaletto nelle solite rime baciate,
Il Fanciullo Proletario (dal 1922 a pochi mesi dalla marcia su Roma, fino al 1930 dopo la morte, avvenuta in seguito alle torture subite, del suo ideatore Gastone Sozzi), che conteneva ad esempio le avventure di Comunello e Proletino, coraggiosi ragazzotti perennemente in lotta con il bulletto Fasciolino.
Testate di riviste di sinistra
Non si usavano mezzi termini per educare i lettori alla lotta contro il Fascismo, come si evince dagli slogan riportati in prima pagina: " Vogliam del pane per i bambini o la testa di Mussolini!".
I giovani non avevano scampo. Tutti, con diverse fortune, si contendevano l'accesso alle loro menti incontaminate, anche arrivando ad evolvere il tratto grafico, per avvicinarsi agli adolescenti piu' esigenti.
Infatti, dai piccoli bambinetti  tratteggiati con disegni semplici ed immediati, si arrivo' negli anni successivi a proporre personaggi graficamente piu' maturi e realistici come Lucio l'Avanguardista, prode aviere fedele agli ideali fascisti.
Nato nel 1932 , in realta' era un clone di un personaggio a fumetti inglese (Rob the Rover), e veniva pubblicato, insieme a molto altro materiale estero, dalla rivista Jumbo, considerato il primo settimanale italiano.
Non volendo rinunciare alle didascalie in rima che ormai stavano scomparendo, il suo editore Lotario Vecchi si invento' una formula mista fra rime baciate e balloons, che rimane un caso unico nel suo genere.
Jumbo ebbe pero' vita breve (solo sei anni). Fu infatti tra le riviste che scomparvero dal mercato per la solita grave colpa di pubblicare materiale fumettistico prevalentemente di origine straniera.

Romano il Legionario
ll Vittorioso rispose nel 1938 con il suo personaggio realistico di ambientazione bellica, Romano il Legionario di Caesar , con cui mixava abilmente la necessaria caratterizzazione propagandistica (era un fascista a tutto tondo) con gli irrinunciabili valori cattolici di perdono e redenzione (non infieriva mai sul nemico inerme ma al massimo, allontanandosi,  lo salutava romanamente).


Il Marmittone
La risposta coraggiosa del Corrierino a tutti questi gloriosi e patriottici eroi di carta, furono le avventure del Marmittone, soldato inetto e bonaccione, prototipo, con profonde venature antimilitariste, della sprovvedutezza e dell'ingenuita' popolare, ma che comunque per ristabilire il giusto equilibrio, alla fine di ogni avventura veniva immancabilmente punito.
Il fumetto italiano comunque si stava pian piano evolvendo. Accanto alle solite storielle autocelebrative , apparivano qua e la nelle varie riviste (soprattutto l'Audace e Topolino) storie di pura avventura spesso scritte da Federico Pedrocchi (uno degli autori piu' prolifici del periodo), di ambientazione salgariana, o fantascientifica, come Saturno contro la Terra (che richiamava la saga di Flash Gordon prematuramente sospesa) disegnata da Scolari, oppure  Virus, il mago della foresta, impreziosita dal tocco di Walter Molino (il grande copertinista della Domenica del Corriere), o  Dott,Faust disegnato da  Rino Albertarelli con ineguagliabile pittorica maestria,
Come si vede, nonostante tutti i tagli, i rimaneggiamenti e le modifiche operate si puo' dire che comunque quella liberta' di espressione, perlomeno artistica, praticamente dissoltasi in italia all'indomani del trionfo plebiscitario del Partito Fascista dopo le elezioni del 1924, sembro' rimanere, limitata ma ancora vitale, quasi unicamente in ambito fumettistico.

Fu un' epoca per molti versi straordinaria, in cui sotto la superficie del perbenismo patriottico ribolliva  una sfrenata creativita'  ed  inventiva, e che sforno' autentici maestri come Attilio Mussino (autore successivamente di una delle piu' famose rappresentazioni di Pinocchio, di cui qui sotto riporto un bellissimo Mastro Ciliegia),  Antonio Rubino (efficacemente definito "La matita di zucchero"), artista dal tratto deliziosamente liberty che a tratti sconfina nel manga (vedere illustrazione sotto), e che durante la sua lunga carriera interamente dedicata ad un pubblico giovanile, riusci' a spaziare dal racconto allegorico, alla favola militante fino alla piu' pura letteratura fantascientifica, e Rino Albertarelli, che con il suo Kit Carson pose le basi per tutto il Bonellame che invase l'Italia negli anni successivi, e la cui tecnica pittorica eccelsa non sfigura di certo accanto a quella di altri artisti oggi tanto di moda.
Antonio Rubino
Attilio Mussino













Rino Albertarelli

GLI ULTIMI FUOCHI


Tuffolino
Dopo l'entrata in guerra con gli Stati Uniti, divenne imperativo eliminare dalle pubblicazioni italiane qualunque riferimento all'avversario, quindi anche Topolino, dopo anni di privilegio, venne cancellato dalla censura fascista, e nel 1942, prese le sembianze del bambinetto Tuffolino, disegnato dall'italica matita di Pierlorenzo De Vita e scritto dall'onnipresente Pedrocchi.
Questa situazione continuo' per circa un anno, fino alla sua definitiva chiusura (sua come di molte altre riviste dell'epoca), per le evidenti difficolta' di distribuzione e produzione che insorsero durante l'evolversi del conflitto.

Dopo la morte di Mussolini e la definitiva conclusione dell'esperienza fascista, tutte le riviste di propaganda a fumetti scomparvero dalle edicole, e solo dopo la fine della guerra (1945), alcune testate iniziarono timidamente a riprendere le pubblicazioni.
Riapparvero il Vittorioso, che continuo' la sua opera di diffusione dei valori cattolici, e soprattutto Topolino, tornato alle sue sembianze originali, e trasformato in agili albetti spillati, formato che e' giunto pressocche' immutato fino ai giorni nostri.
Anche la sinistra riusci' finalmente ad avere una propria rivista per ragazzi che potesse difenderne i valori laici, ma che soprattutto riuscisse ad essere finalmente distribuita alla luce del sole: Il Pioniere (1949).  

Ma i lettori di fumetti potevano in ogni caso stare piu' che tranquilli, perche' gia nel 1939 si era accesa una  timida scintilla che avrebbe in futuro dato vita a quel grande incendio fenomenologico che fu il fumetto moderno, oggi piu' libero e vitale che mai.
Difatti sull' Albo dell'Audacia numero 19 era apparso uno strano personaggio forzuto con ricciolo ribelle e mantello svolazzante. Si chiamava ancora col nome nostrano di Ciclone, ma era palese che gli andava stretto e che era nato per qualcosa di piu'...Super.




1 commento:

  1. Tutti i tuoi post sui fumetti sono stati interessanti. Ma questo va oltre. Se quelli rischiano di essere fruibili solo per chi ha già un interesse specifico per il fumetto, quest'ultimo ha una connotazione storica che, credo, ne allarga il pubblico. Scritto in modo professionale. Complimenti.

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